La pelle non è mai
abbastanza. Il corpo
umano sembra l’attesa
di un brandello di muffa,
esposto sulla torre più alta,
sventolante, un vessillo d’orgoglio
per chi ha lacrime di vetro
raddoppiato, per non
spaccarsi al suolo.
Ma la pelle non basta,
a nessuno, neanche ai
bugiardi, nemmeno a chi
scorre i palmi sulle
proprie vene pulsanti.
Il corpo intero, umano,
non è mai abbastanza,
non per altri corpi
fagocitati da miriadi
di parassiti oggettivanti;
gli schermi screpolati
che usiamo come
protezione esterna,
i vestiti che ci
spolpano le ossa con
la rabbia della storia
tra i fili di cotone,
è così, ci divorano
come porpora tra le fiamme.
Il cotone ci ucciderà
l’anima sofferente,
la nostra garanzia
di compassione e
comprensione incondizionata.
Uno scambio inconsueto si
apre al ridicolo:
l’espressione sostituita
all’essenza, divenendo
espressione del niente,
del costruito,
di ciò che non spaventa,
ciò che non si affronta
solo per divertimento.
Più volentieri abitiamo
i nostri vestiti che
non il luogo in cui
veniamo scagliati
da un bavoso braccio
sdentato, è una
ritirata disastrosa,
lo spaccarsi della
pelle dei tamburi
subito ricoperti
da drappi setosi,
divorati anche loro,
spento il suono,
soffice calore.
– Andrea Pezzotta
20/05/2018