Amine è un ragazzo di ventitré anni di origine marocchina che da anni vive in Italia, attualmente a Torino. Col tempo si è avvicinato alla letteratura e incominciando ad appassionarsi ad essa ha iniziato a produrre poesie, ottenendo discreti successi pubblici. Partecipa a varie serate di lettura anche fuori da Torino e per ben due volte è stato ospite del Salone del Libro, tutto questo destreggiandosi tra università e lavori per mantenersi autonomamente. La sua storia mi ha colpito moltissimo così come le sue poesie e per questo motivo ho deciso di intervistarlo a nome del nostro blog Luft e quella riportata qua sotto è la chiacchierata che ne è scaturita.
Perché la poesia è ancora possibile, anche nel mondo in cui viviamo. È fragile, è autentica, è forse, come mai prima, indispensabile.
UN’INTERVISTA PER AMORE DELLA POESIA
Prima di iniziare a parlare del tuo rapporto con la scrittura vorremmo sapere qualcosa in più su di te. Ti andrebbe di raccontarci quando e come mai hai lasciato il Marocco per trasferirti in Italia? C’è stato un motivo specifico che ti ha spinto a scegliere Torino o è stata pura casualità?
Sono nato e cresciuto in Marocco fino all’età di undici anni, vivendo principalmente con la famiglia di mia madre, poiché i miei genitori sono separati. Sono stati anni felici nonostante le difficoltà economiche e i problemi di famiglia.
Ora che sono passati più di dieci anni non sono sicuro dei motivi che mi hanno portato in Italia.
Quello che è certo è che mia mamma desiderava per me un futuro migliore.
Preciso che non sono di Torino, sono cresciuto nella provincia di Alessandria, a Novi Ligure.
Prima di iscrivermi a Lettere qui, facevo il pendolare. La città mi ha attirato dal punto di vista culturale: cinema, teatri, musei, eventi artistici, biblioteche.
Sei una persona che ha sempre letto molto, anche poesie, o ti sei avvicinato a questo mondo nell’ultimo periodo?
L’ambiente in cui sono cresciuto ha sempre prediletto le scienze come la matematica e la fisica. Verso gli ultimi anni del liceo ho sentito il bisogno di esprimere emozioni, di parlare di alcuni argomenti, di rendere in parole alcuni pensieri, ma ho trovato la difficoltà nella lingua e nel modo di esprimermi. Così ho iniziato a leggere tutto quello che mi trovavo di fronte. Il Corano è stato uno dei primi libri che ho letto, poi sono arrivati i classici, romanzieri e poeti.
Pensi che la poesia possa assumere un valore pedagogico nella società in cui viviamo?
Credo che il poeta non abbia il compito di proporre novità, ma può ispirarne la nascita. Potremmo parlare in un certo senso di missione: attraverso la poesia egli risveglia le coscienze degli altri, può rendere consapevoli tante menti, portare le persone a conoscersi meglio, ad indagare su se stesse, ad analizzarsi. Il poeta, secondo me, per mezzo della parola svolge il lavoro del medico: cura le anime.
È stato difficile iniziare a scrivere in italiano? Sei autodidatta? Il registro e lo stile che usi è di alto livello al di sopra del parlato e dello scritto di molti madrelingua…
Ti ringrazio. Non credo di conoscere bene nessuna lingua. Talvolta trovo delle difficoltà nel lessico, ma il conoscere diverse lingue mi aiuta ad orientarmi. Con gli anni ho sentito l’esigenza di conoscere bene una lingua e poi approfondire le altre. Ho scelto l’italiano perché sono cresciuto in Italia, è la lingua con cui sogno e con la quale mi esprimo meglio.
Come ho scritto prima, ora sono studente di lettere, ma la scelta di studiare in questa facoltà è arrivata dopo l’aver iniziato a scrivere. Possiamo quindi dire che sono autodidatta e mi ispiro a diverse persone, non solo scrittori.
Scrivi mai poesie in arabo e in francese?
In francese quasi mai, in arabo qualche volta. La lingua francese è la seconda lingua ufficiale del Marocco, l’ho studiata lì alle elementari e qui in Italia alle medie, non la conosco molto bene anche se riesco a leggerla. Benché ammiri questa lingua, non possiedo le competenze per comporre in essa poesie.
Per quanto riguarda l’arabo invece ammetto di esserne perdutamente innamorato, è la lingua della religione islamica, ciò significa che traggo ispirazione spirituale da essa e dalla sua cultura. Ogni tanto cerco di scrivere in arabo, ma talvolta risulta molto complicato.
So che è una domanda difficile ma c’è uno scrittore che ti ha particolarmente ispirato nella scelta di scrivere o è un processo partito spontaneamente?
Ho sempre vissuto con l’esigenza di raccontare agli altri. Amo la solitudine, ma mi terrorizza l’idea di rimanere solo, perciò ho iniziato a scrivere in uno dei periodi più bui che ho passato. Mi ha aiutato a riflettere, a conoscermi, ad analizzarmi e a scoprire lati di me su cui non mi soffermavo.
Mi ispiro alla maggior parte degli scrittori che conosco. In particolare mi ispiro a Jorge Luis Borges, ma anche a Montale, a Pavese, a Qabbani, a Neruda, a Baudelaire e altri poeti e narratori.
Cosa significa scrivere poesie per te? C’è un messaggio specifico che vuoi comunicare o è per il puro piacere di farlo?
Credo che la poesia sia immortale, che ogni parola pronunciata sia importante, che la parola sia uno dei doni più belli in possesso dell’uomo.
Scrivo per me, ma non solo. Ogni essere umano, nella sua vita, passa periodi belli o brutti, alcuni di questi rimangono indelebili nella memoria, nasce così il bisogno di mantenerli vivi e il modo per farlo è scriverli, renderli in versi. Desidero abbracciare ogni lato della vita anche scrivendo: le occasioni speciali, le piccole cose che ci rendono umani, le crisi esistenziali di ognuno di noi, l’amore, la morte. Credo che il poeta abbia la capacità di rendere tutto ciò nella miglior forma possibile.
Come trai ispirazione quando cominci a scrivere? Segui un rituale specifico o varia sempre?
Ho sempre la testa piena di idee per scrivere poesie, ogni cosa che mi capita potrebbe essere fonte di ispirazione. A volte scrivo di getto, lasciando scorrere la penna sul foglio, altre volte invece le poesie che scrivo sono frutto di lunghi ragionamenti, perché non sempre le parole scritte sono quelle che vogliamo scrivere.
Partecipi a molte letture, vieni invitato ad eventi nelle città di Brescia e di Milano e hai partecipato ben due volte al salone del libro. Cosa si prova a vivere dentro un ambiente letterario così ricco e vivace?
Essere tra appassionati di lettura e di arte è stupendo. Vedere negli occhi delle persone brillare le emozioni è indescrivibile. Dopo ogni lettura mi sento pieno di vita, come se essere su un palco fosse la vera realtà.
Spesso si dice che gli scrittori e i poeti scrivano perché hanno dentro se stessi un conflitto interiore, sfogabile attraverso questo canale di comunicazione, la parola. Sei d’accordo?
Sono d’accordo. Se non avessi vissuto certe esperienze, se non avessi avuto certe ferite e traumi nella vita forse non mi sarei avvicinato alla poesia. Come ho già detto la scrittura è una forma di terapia. Chi scrive, scrive innanzitutto per se stesso, per un’esigenza interiore di cui non comprende l’origine. Le righe di ogni poeta sono un prodotto di sangue e lacrime.
Quali sono i tuoi prossimi progetti futuri in campo artistico?
Nell’ultimo periodo ho partecipato ad alcuni eventi culturali, dove ho recitato alcune mie poesie, ma ho dovuto interrompere a causa del lavoro e dell’università. Sto scrivendo una raccolta di poesie, che porterà il nome di Zahra, mia nonna.
Hai risposto alle nostre curiosità, in allegato all’intervista i nostri lettori troveranno alcuni componimenti che hai voluto condividere con noi. Grazie ancora del tempo che mi hai dedicato, è sempre bello conoscere persone con un’energia così forte. Se qualcuno volesse contattare il nostro intervistato qui sotto lascio i suoi recapiti:
Instagram: asteerio
Elisa Citterio
E adesso… Un po’ di poesia.
AURORA D’AGOSTO
Ho camminato sul ciglio della vita
Cercando presso l’Aurora i tuoi occhi.
Ho nuotato nell’impurità di una parola
Per sussurrarti l’amore a cui non credi.
Ho squarciato bramandoti il cielo azzurro
E non trovandoti ho perso la direzione
Ho perso te che così non mi ami
Ho perso così l’Aurora nei tuoi occhi.
RIFLESSIONE
Amico mio, dimmi se anche tu
Se anche tu pensi
Giocando sott’acqua a dadi
All’ora che giunge e non avverte
I castelli che porta la corriera
Sogni non lontani di primavera
Saranno di duro marmo lucente
O di cenere colta dalla bufera?
Giri il volto togliendoti gli occhiali
Con mano pesante con aria impaziente
Mi domandi dove dimorano i diamanti
Mi chiedi come per paura
Se la vetta
Che ora pare nostra
E ora pare straniera
È vicina
Se i passi di sabbia decisa
Verranno colti sul monte dove cammino
Dalla frana
Che ora pare lontana
E ora pare vicina
SOLITARIO
Solitario scruto nella notte
Qualche stella scintillante
Solitario scruto nella nebbia
Qualche fragranza palpitante
Scruto in ogni istante
Qualche fugace emozione
Ma invano cerco
Sono schiavo dell’illusione
Ribolle il sangue
Il cuore arde
Sono il cacciatore
E l’inseguito che perde
Sono la freccia scagliata
E bersaglio è la mia anima
Incantata
STELLA D’INFANZIA
Passano le notti e tu non brilli
O stella intravista nei sogni d’infanzia
L’opaco dei tuoi capelli di rubino
Rassomiglia alle nostre piccole vite
Cammini sulla brezza di giardini senza fiori
Incolori come le lacrime che versi rimembrando tuo padre
Ma passano le notti e tu non brilli
La mia anima traboccante di speranza
Ed ansiosa della tua folle luce
S’insinua fra le mie tremule ginocchia
E non cammina
L’ignoto firmamento per noi decise
Per noi che non più come prima
Camminammo cavalcando il carro d’oro dell’aurora
Così vollero le nostre notti insonni
Che passano quasi immobili dinanzi a noi
E dinanzi a me tu più non brilli
O stella intravista nei sogni d’infanzia
VERITÀ
Anche giocando talvolta
Con le parole
Riesce facile scorgere
Frammenti di verità
Ben lontani dall’essere
Assoluti o giusti o nostri
Nelle piccole cose.
Non ci occorrono aforismi
Né contorte citazioni rare.
Solo qualche perduta
Timida sillaba.
ADDIO
T’ho salutata, come si saluta un amico
Sicuro che presto t’avrei riabbracciata
T’ho salutata non pensando fosse un addio
Nella leggerezza d’un mattino estivo
Ora è primavera e tu nel ricordo perduri
Leggera.
NON BIASIMARMI
Non biasimarmi
Se per me ogni cosa
Dimora dentro il tempo
Questo succedersi di eventi
che ora scelgo e ora non scelgo
Questo alternarsi di lumi
ora accesi e ora spenti
dove caso e destino giocano a dadi.
No, non biasimarmi
Se per me oso
L’estrema scelta di vivere
come albero senza rami
senza foglie o radici
Se sono più vicino al tronco
senza figli e senza avi.
SUI GRADINI DEL DESTINO
È buio ad ogni passo,
ad ogni passo c’è silenzio
E ti pare di percorrere
le indecisioni d’ogni uomo
E non sai proseguire
E non osi salire